Da alcuni anni a questa parte un numero crescente di produttori di smartphone sta eliminando il jack delle cuffie, e questo per offrire design sempre più futuristici e incentivare la vendita degli accessori audio Bluetooth, come cuffie e auricolari.
L’unico problema è che, in genere, la qualità audio offerta dalla connettività wireless non è ancora all’altezza della controparte cablata. Per molti audiofili, non sarà mai così, ma ci sono tecnologie che possono diminuire il gap qualitativo.
È qui che entra in gioco aptX (e tutte le sue varianti). Ma di cosa si tratta?
AptX è un codec audio che può essere utilizzato per comprimere e decomprimere la musica durante lo streaming via Bluetooth. Possiamo vederlo come se fosse la confezione di un pacchetto, mentre il Bluetooth A2DP (il profilo Bluetooth più usato) è il corriere che lo consegna.
Sviluppato negli anni ’80 e apparso per la prima volta sul mercato negli anni ’90, è stato acquistato dal produttore di chipset Qualcomm nel 2015; a partire dal 2009, aptX ha iniziato ad essere applicato all’elettronica di fascia consumer.
Si tratta di un aggiornamento del codec SBC (Subband Coding). Sfrutta una compressione proprietaria che permette di ridurre la musica a una dimensione simile a quella offerta da SBC, ma mantenendo una maggiore gamma di frequenze.
Ciò promette una trasmissione simile al CD, sebbene non sia di pari livello con la frequenza di 44,1 kHz a 16 bit di un disco.
Oltre a questo, rispetto a SBC permette di mantenere la latenza al minimo. Ciò è particolarmente utile per in dispositivi Bluetooth, in modo tale da evitare il fastidiosissimo problema della perdita della sincronia audio/video.
Nel tentativo di migliorare ulteriormente le cose, Qualcomm nel 2016 ha lanciato aptX HD, il quale promette di offrire frequenze fino a 48 kHz a 16 bit.
Nonostante il motto ‘better-than-CD’ (meglio dei CD) di Qualcomm, tecnicamente si tratta ancora di una compressione dati lossy; questo a causa delle restrizioni della larghezza di banda che vengono applicate, e che rendono impossibile applicare la codifica lossless al 100%.
In ogni caso, garantisce quasi nessuna perdita dal momento che mantiene alcuni parametri ad alta qualità come la sensibilità di 120 dB e frequenze fino a 20 kHz.
Inoltre promette un rapporto segnale/rumore inferiore, meno distorsioni e richiede anche meno potenza di elaborazione.
La cosa più “noiosa” di aptX e aptX HD è che hanno bisogno sia di un decodificatore che di un ricevitore per funzionare.
Ciò significa che, sia il dispositivo sorgente (come uno smartphone), sia il dispositivo ricevente (come delle cuffie), devono supportare il codec per funzionare.
Il risultato è che la maggior parte dei fan Apple non ha la fortuna di sfruttarlo (i Mac supportano aptX, ma iPhone e iPad no).
In ogni caso, se si è alla ricerca della migliore qualità audio con una connessione senza fili, aptX HD è il codec da utilizzare (link lista dispositivi compatibili).
Ovviamente, aptX non è l’unico codec che permette di dare una spinta alla qualità audio Bluetooth.
Per esempio, Apple utilizza il codec AAC (Advanced Audio Coding) anziché SBC che, proprio come aptX, richiede cuffie compatibili con tale tecnologia. L’unico inconveniente è che sono pochi i terminali compatibili oltre a quelli prodotti da Apple stessa (e Beats).
L’unica vera alternativa è LDAC di Sony, che è in grado di trasmettere circa 3 volte i dati permessi da SBC e può supportare frequenze fino a 96 kHz a 24 bit, quindi leggermente superiori rispetto ad aptX HD. Ciò significa che un contenuto CD audio (44,1 kHz a 16 bit) può essere trasferito senza perdite, ma anche quelli certificati Hi-Res Audio (HRA) fino a 96 kHz a 24 bit.
Anche in questo caso, per sfruttare LDAC si dovrà utilizzare hardware compatibile, il che non è un problema visto che Sony ha reso disponibile LDAC per tutti i dispositivi con Android 8.1 Oreo in su.